Se quello che prende vita nel film è un avvincente racconto di formazione, somiglia invece a un “odissea” il percorso che ha – finalmente – condotto la pellicola a una distribuzione italiana, ben 8 anni dopo il suo passaggio nei festival di Toronto e Berlino, nel 2009

Paolo Fossati, Il Giornale di Brescia

(…) Noi assistiamo rapiti allo spettacolo di quel mare, di quella natura incontaminata, rarissima ormai sulla nostra terra ferita, e diventa difficile separare l’incanto che si prova davanti a certe immagini da quello che ci commuove nel vedere il farsi di una relazione padre e figlio sempre più complice e amorosa.

Marta Dore, Not Only Magazine

Si esce da questo minuscolo, toccante, melò caraibico abbagliati da luci e colori tropicali (…) il piccolo Natan incontra i segreti del mare (…) soprattutto si ricongiunge a una parte fondamentale della cultura da cui proviene.

Silvio Danese, Il Giorno

Ci sono voluti otto anni prima che questo appassionato, piccolo film messicano trovasse una distribuzione. Un’ingiustizia inspiegabile. (…) Splendidi paesaggi, dialoghi essenziali, tanta poesia in settanta minuti che proprio volano.

Massimo Bertarelli, Il Giornale

Bellissimo e necessario per il suo spirito libero, in controtendenza rispetto al pessimismo e alle atmosfere cupe dei nostri tempi (…) Alamar è un manifesto degli affetti, su come possano trovare l’esaltazione nella semplicità del quotidiano, nell’umanità in un contatto ancestrale con la natura.

Gabriele Spila, Vivilcinema

(…) Si muove con leggerezza tra l’autentica storia di famiglia e la sua stilizzazione. Assomiglia a un “allegro” (…) Una preghiera fatta sottovoce da un padre premuroso al proprio figlio, e allo spettatore, composta alla fine da una sola parola: “Ricorda”

Maurizio Garofalo, Ciak

La storia basata sulla relazione padre-figlio e lo stile di riprese molto ravvicinate conferiscono ad ogni paesaggio un aspetto anche personale, intimo e assai tenero. Tutto il film racconta il fascino di una relazione tra l’uomo e una natura imponente e dura ma anche accogliente, una relazione fondata sulla base degli stessi sentimenti di rispetto e amore, dedizione e gioia su cui si fonda il rapporto tra padre e figlio.

Vania Amitrano, 2duerighe.com

La forza di Alamar sta tutta (…) nel dialogo tra due mondi che forse non avrebbero nulla da dirsi, se a unirli non ci fosse il piccolo Natan

Alessandro Zaccuri, Avvenire

Sembra un documentario, ma non lo è, poiché nella narrazione molti elementi sono costruiti con le regole della fiction, ma sulla pelle dello spettatore resta il sapore della realtà come la salsedine del mare.

Carlo Prevosti, cinequanon.it

Alamar (a la mar, al mare in spagnolo) è un documentario intimo, potremmo dire. Al centro un bambino di cinque anni, Natan (…). Per lui, che alla fine saluteremo nel ritorno sereno a un’Italia invernale, sarà stato un indimenticabile apprendistato alla diversità e alla ricchezza della vita. Proprio perché riesce ad assumere lo sguardo di un bambino il film è asciutto e privo di retorica.

Paolo D’Agostini, Repubblica

Nonostante i premi vinti in numerosi festival, Alamar ha faticato a trovare una distribuzione nel panorama cinematografico nazionale, ma sebbene siano passati ben otto anni dalla sua uscita non ha perso il fascino

Alessia di Fazio, taxidrivers.it

Sono le intenzioni e l’essenza stessa di Alamar, in continuo scambio e sovrapposizione tra presa diretta della realtà e rappresentazione del verosimile, a renderlo un racconto coinvolgente nella sua immediatezza: nessun costrutto, nessun artificio, solo infinite distese di mare, di campi turchini, l’alito della brezza, i rumori, perfino gli odori della natura (ancora) incontaminata, che penetrano senza filtri attraverso i nostri sensi di spettatori.

Nicoletta Scatolini, sentieriselvaggi.it

C’era un’atmosfera molto intima e non avevamo alcuna pressione esterna. Non dovevo pensare a occupare il tempo in modo efficace, non dovevo pensare a gestire la crew e a girare in un certo periodo: eravamo noi ad adattarci ai ritmi della natura, e non il contrario

Flavia Guidi, VICE (intervista a Pedro Gonzalez-Rubio)

È un’esperienza strana quella che ci costringe a vivere Alamar. Ci ritroviamo sognanti, a fissare quelle acque cristalline e quella vita semplice, fatta di pesca all’antica, infinite tazze di caffè e una palafitta di legno.

Viola Barbisotti, Cinematographe.it

Uno straordinario romanzo di crescita ambientato in una vero paradiso naturale diventato nel 1996 Riserva Naturale della Biosfera dall’Unesco

Marco Marchetti, Eco del Cinema

Mentre proseguono le repliche dell’interessante “Tanna” di Martin Butler e Bentley Dean, una sorta di “Romeo e Giulietta” ambientato in un’isola dell’arcipelago delle Vanuatu, debutta in questi giorni “Alamar” del belga Pedro Gonzales Rubio: in un placido villaggio sulla barriera corallina messicana si vivifica il rapporto tra un padre (e un nonno) e un figlio di cinque anni, che abita in un altrove assai lontano con la madre, ma in pochi giorni selvaggi sperimenta un modo diverso, naturale, di vivere

Gebriele Porro, Cultweek

Vi consiglio di vederlo se avete voglia di rinnamorarvi del mare e della vita lenta. O se, semplicemente, avete voglia di un film poetico e delicato.

Francesca Barbieri, fraintesa.it

Gonzalez-Rubio riesce a raccontare la storia di un amore incondizionato con le sue piccole e dolorose separazioni, lo carica della forza espressiva del viaggio e lo impreziosisce con la bellezza di paesaggi che si imprimono nella rètina e nella memoria

Silvia Natella, Recensito.net

Il regista Pedro González Rubio racconta con semplicità, con toccanti accenti di verità, la felicità del vivere nel flusso dell’esistente.

Bruna Alasia, Dazebao news

Quando capita di imbattersi in sconosciuti gioiellini cinematografici quali Alamar, ci si domanda come sia possibile che questa ‘perla’ datata 2009 esca in Italia soltanto adesso. La risposta è purtroppo di una semplicità disarmante (…) Innanzi tutto le logiche di mercato celate dietro l’industria del cinema che hanno consentito ad alcuni lungometraggi di ‘cannibalizzare’ la gran parte delle sale di proiezione (…) tralasciando una serie di splendidi film che nel nostro Paese non vedranno mai luce.

Silvia Fabbri, movietrainer.com

Alamar è un’opera pura, carica di fascino e fede per la vita, attraversata dalla vena scura di un imminente abbandono, come un nuvolone nero che pian piano si infittisce sopra le spiagge bianche a Sud del paradiso.

Riccardo Bassetti, Silenzio in sala

Un viaggio ancestrale nella natura incontaminata alla ricerca non solo di sé stessi ma della vera essenza della vita: è il film “Alamar” di Pedro Gonzalez-Rubio in uscita nelle sale italiane con una distribuzione “dal basso”.

Terranuova.it

Il 25 maggio arriva al cinema Alamar, un film poetico e super premiato che racconta la storia di Matraca, un vecchio pescatore che segue ritmi e metodi antichi sul Banco Chinchorro, barriera corallina nei mari del Messico.

Guido da Rozze, FocusJunior.it

A volte ci sono film che fanno un lungo viaggio prima di arrivare a destinazione, anzi ad una delle possibili destinazioni, e solo l’amore, la passione e (massi’) anche la testardaggine possono dare la spinta decisiva per terminare il cammino.

Amicinema, Gli amici del Cinema a Milano

un film che sente l’urgenza di raccontare, con intensità di narrazione e grande qualità d’immagini (…) Torna alla memoria il cinema del grande Folco Quilici con in più lo sguardo di un regista che vive in loco e che quindi non solo sa fondere finzione e realtà ma trova in quest’ultima l’occasione per lanciare un messaggio in una bottiglia che è universale (…)

Giancarlo Zappoli, mymovies.it

La sua anima è un desiderio che punta lontano: è una lenza lanciata oltre i confini dell’inquadratura, un uccello che non risponde al richiamo, un messaggio in una bottiglia che forse nessuno mai leggerà. (…) Straordinario è non volere che i sogni si avverino; è trovare la felicità nel sognarli, mentre si dorme, al riparo dal sole che, presto o tardi, ci riporta, dalla nostra personale follia, alla ragione di sempre, che è la stessa per tutti.

OGM, FilmTv.it

Un intenso film che narra l’emozionante viaggio di un padre e un figlio alla scoperta di se stessi e della natura incontaminata in uno dei più famosi paradisi terrestri marini, Banco Chinchorro.

Franco Brizzo, La Stampa TuttoGreen

ll regista Gonzàlez Rubio ha dovuto attendere 8 anni per vedere l’uscita italiana del suo lavoro, ma questo tempo non ha assolutamente inciso sulla forza e sulla veridicità della pellicola. Pregio della vicenda è di non affrontare il tema in maniera manichea, ma proponendo una vasta esplorazione della natura marina a testimonio indiretto di quello che il mondo rischia di perdere.

Paolo Quaglia, Note Verticali

Un’emozionante storia che profuma di paesi lontani e civiltà fuori dal nostro tempo, quella raccontata dal giovane regista messicano Pedro González-Rubio in “Alamar”, film dall’animo profondo, immerso in un’immenso oceano di meraviglie.  

Eco del Cinema

Alamar, del regista messicano Pedro Gonzalez-Rubio, sembra un sogno in barca baciato dal sole, fatto di emozioni vibranti, intense e ricche. E’ una storia semplice: una donna e un uomo – lei, Roberta, italiana, lui, Jorge Machado, una guida dello Yucatan – si incontrano, si innamorano e hanno un bambino. il bambino si chiama Natan. Ed entrambi lo adorano

Sukhdev Sandhu, The Telegraph

Pedro González-Rubio conduce lo spettatore in un viaggio di piacere attraverso il rituale senza tempo della pesca e della pulizia del pesce, e il naturale progredire dell’amore paterno nel corso di alcuni giorni.

Boston Globe, Loren King

Un’osservazione semplice e non sentimentale del legame tra padre e figlio, Alamar tocca le corde del cuore con gentilezza, con una storia per lo più silente che sta a cavallo tra finzione e documentario…Si dice così poco sugli aspetti della trama che siamo liberi di trarre le nostre conclusioni sul mondo che Natan abita…Alamar è uno sguardo semplice, privo di sentimentalismo, sul legame tra padre e figlio e un modo di vivere in via d’estinzione

Linda Barnard, Toronto Star

Elegantemente fotografato da González-Rubio, Alamar fa di ogni inquadratura una composizione.

New York Times, Stephen Holden

Senza che il regista faccia ricorso al sentimentalismo, sperimentiamo il legame che viene a rafforzarsi tra padre e figlio. La loro felicità è contagiosa.

San Francisco Chronicle, David Lewis

Commovente ma mai sentimentale, focalizzato sull’ambiente ma in modo rigoroso, questo è un film di grande freschezza e semplicità, nel quale i drammi e le responsabilità genitoriali esistono all’interno di una bolla di beatitudine tropicale.

Time Out, David Jenkins

Tanto film per la famiglia quanto opera neorealista non narrativa, Alamar provvede un’immersione quasi ipnotica nell’acqua scintillante e incredibilmente tranquilla dei Caraibi – un Paradiso Riconquistato non solo per Natan ma per tutti

LA Weekly, J. Hoberman

Questo leggero e pittoresco film è come un album di foto di famiglia riportato alla vita

Anthony Quinn, Independent

Lo splendido film di Pedro González-Rubio Alamar racconta di un giovane padre messicano, Jorge Machado, che porta il suo figlioletto Natan di cinque anni in vacanza per due settimane a Banco Chinchorro [… ] va a credito del regista il fatto che riesca celebrare la natura così gioiosamente, senza però suggerire che lo stile di vita preferito da un genitore sia migliore dell’altro.

Los Angeles Times, Kevin Thomas

Realismo magico nel senso più puro e più semplice

Nigel Andrews, Financial Times
TOP